"nightmare",presentazioni di A.M.Lecca.e M.A.Sanna.
Il percorso pittorico di Annalisa avviene "a ritroso" rispetto
al tradizionale figura - astrazione.
È come se con l'andar del tempo l'esperienza si sia stratificata non solo in senso metaforico ma anche in modo concreto. La leggerezza, le trasparenze precedenti, quasi sovrapponendosi idealmente strato su strato hanno creato concrezioni cromatiche dense e pastose dalle quali affiorano figure tormentate e angoscianti. Emergono quasi all'improvviso, dibattendosi per distiguersi dallo sfondo tetro e misterioso, per poter affiorare e mostrarsi.
Annalisa è passata dal trasparente al denso, dalle campiture giustapposte alle vibrazioni di impasto materico, dall'astrazione ad una sorta di recupero del dato iconico, dalla pittura come gioco visivo solare, positivo, ad un linguaggio inteso come proiezione di profonde esperienze interiori. Il trait d'union tra queste due fasi, apparentemente prive di comunanza, è di tipo tecnico : l'uso di materiali eterogenei quali veline, ossidi, sale, oli, acrilici, associati, in questa produzione, in singolari sovrapposizioni e combinazioni che talvolta nascono casualmente ma che vengono poi da Annalisa consapevolmente integrate nel processo artistico Le reazioni che queste immagini suscitano, mescolate all'indubbio piacere estetico, sono sentimenti di inquietudine, desolazione, disagio. Le tele diventano finestre su baratri notturni, da dove emergono figure ancestrali, personificazioni di paure, sogni, incubi.
L'impasto pittorico si dispone e talvolta si rapprende intorno a queste sagome inquietanti, occultandole parzialmente o spingendole verso l'osservatore. Il colore si ribella agli accostamenti e ai contrasti tradizionali in una sorta di neoespressionismo in cui convergono molteplici influssi anche di tipo informale-materico. Con questa personale Annalisa riapre dunque il suo gioco dell'arte rilanciandolo per restituirlo ad una nuova stimolante figurazione.
Annamaria Lecca.
Annalisa Achenza si avvicina sempre più verso la neo figurazione. Non si tratta di una repentina conversione, questa è una scelta meditata che darà ancora risultati e nuovi spunti di meditazione.
Dico questo perché riscontro una palese continuità tra l'astratto espressionismo della prima personale e la creazione - dal substrato onirico - dei mostri antropomorfi della presente esposizione. La continuità giunge nel modus, anche se vi è una ulteriore complessità e sperimentazione nell'operare verificabile nell'innesto di nuovi composti nel colore. Se le veline prima erano estetica e forma, ora diventano corpo e materia. E così tutti gli altri elementi.
Indicativo, emblematico e consequenziale, è il passaggio che va da una pittura automatica del gesto ad una scrittura, sempre automatica, che persegue però lo svelarsi dell'inconscio. Sono essi i primi esempi di alfabetizzazione, gli abbozzi primari e raziocinanti delle strutture profonde, il costituirsi del logos. È in questi termini che Annalisa costruisce il quadro. Sembra dire: "tutto questo c'era, doveva solo apparire per disvelarsi, non c'è differenza tra pensiero e sostanza".
Quindi sembrerebbe fuor di luogo parlare di ascendenze dall'estetica dell'orrido anche se si respirano ossessionanti, oppressive e sensuali atmosfere, badate bene, atmosfere, balthusiane, cranachiane o baconiane, fatte di idee e carnalità. Dopo avere fatto interagire le carte, il sale, gli smalti e le colle, Annalisa Achenza scava nel quadro per scoprire, per far emergere la creatura degli abissi, ne facilita il parto per poi lasciarla così, ancora in bilico tra la vita e la non esistenza, tra ìl quotidiano e il sogno, senza che questa si sviluppi ancora. Sono creature particolari e, contemporaneamente, conosciute. Incarnano simultaneamente l'attrazione e la fobia, la paura e la volontà di potere. Ciò che si evita e ciò che si brama. Ci accostiamo, con le dovute deroghe e riserve, al territorio della figura umana e della nuova oggettività, passando per l'astrattismo informale.
Ma ciò che rende la totalità dell'operazione affine al realismo sono le iniezioni di autobiografismo comuni a tutti i dipinti dell'esposizione. Il fatto cioè che la pittura si presenti come parte del vissuto e del pensare dell'autrice. Come fosse una parte consistente ed inalienabile di esistenza passata, presente e futura .Tutto il resto diventa relativo. Importante ma relativo.
Massimo AntonioSanna